Sono passati vent’anni dalla famosa corsa di Mazzone in Brescia-Atalanta: perché l’immagine è diventata simbolo.
Il 30 settembre del 2001 ci fu un solo protagonista di quella pazza domenica di calcio. In campo scesero Brescia e Bergamo per il derby lombardo, partita sentitissima dai tifosi locali. Ma quel che accadde alla fine del match è rimasto nella storia della Serie A, diventando negli anni un’immagine iconica, ripresa proprio grazie ai social.
Carlo Mazzone si rese protagonista di una scena emblematica al termine della partita: la sua corsa viene ancora celebrata. E qualcuno la imita pure, ma nessuno oserebbe più sfidare una tifoseria avversaria come fece l’allenatore del Brescia vent’anni fa. Ma perché quella corsa è diventata simbolo? Le spiegazioni sono diverse.
Il Brescia perdeva 1-3 in casa contro l’Atalanta e dopo 70 minuti di gioco le speranze di rimonta sembravano poche. Ma non per Mazzone, che voleva vendicarsi dagli insulti piovuti dal settore dei tifosi dell’Atalanta. Offese, ingiurie nei confronti dell’allenatore e della sua famiglia. Arriva improvvisamente il gol di Baggio che accorcia le distanze e il tecnico si rivolge alla curva bergamasca: promette che arriverà il 3-3 e andrà ad esultare sotto la loro tribuna.
Leggi anche >>> “Fai la differenziata”: la bottiglietta di Destro diventa uno spot – FOTO
La profezia si avvera con un gol rocambolesco nato da una punizione del Divin Codino, proprio nel finale. “Solo Marcel Jacobs gli ha tolto lo scettro – ha commentato l’ex calciatore Antonio Filippini al Fatto quotidiano, giocatore di quel Brescia – Ho avuto Mazzone per diverse stagioni: mai visto correre“. E infatti, dopo il 3-3 di Baggio, l’allenatore mantiene la promessa e si dirige con un mix di gioia e rabbia verso la curva dell’Atalanta, pronunciando parole non replicabili. La corsa di Mazzone fu epica ed è simbolo di rivalsa, una reazione ad offese gratuite. E così, nonostante lo staff tecnico provasse a mantenere l’allenatore, Carlo riuscì a compiere quegli allunghi, diventati ormai celebri. Per vent’anni quello scatto di Mazzone è stato il più bello d’Italia. Poi è arrivato Jacobs ed il suo oro olimpico.