L’Inter di Simone Inzaghi è partita bene in campionato ma stenta in Europa: un dato relativo ai dribbling preoccupa il tecnico.
L’Inter e il dribbling da tempo sembrano aver preso strade differenti. Lo conferma un dato che preoccupa, almeno in parte, Simone Inzaghi. Non che sia una novità per i nerazzurri: già con Antonio Conte, nonostante la vittoria dello scudetto, la squadra di era attestata nei bassifondi nella classifica delle squadra con più dribbling riusciti a partita. Anzi, tra le venti di Serie A era stata addirittura ultima.
Quest’anno le cose sembrerebbero migliorate, ma in misura solo minore. Un dato che estrapolato dal contesto può non voler dire molto. Si può vincere, e lo ha dimostrato proprio l’Inter dello scorso anno, anche senza dribblare. Questione di caratteristiche di squadra e dei singoli giocatori. Tuttavia, per ambire a qualcosa d’importante anche in Europa potrebbe servire un cambio di passo e di mentalità.
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Le grandi squadre europee volano infatti su altri numeri in questo fondamentale che diventa importante per guadagnare la superiorità numerica. Per creare lo spazio quando non c’è il dribbling resta ancora una delle arti più preziose nel mondo del calcio, e questo anche Inzaghi lo sa.
A dimostrazione della tesi sull’importanza del dribbling in Europa arriva anche quanto accaduto nella gara tra lo Shakhtar di De Zerbi e la squadra nerazzurra. In tutto il match, la formazione ucraina ha concluso 15 dribbling, l’Inter solo 2. Una distanza che non può essere spiegata solo nelle qualità dei singoli giocatori.
Evidentemente è una questione di responsabilità e coraggio. Non può essere infatti normale che l’Inter in questa classifica, nel primo scorcio di campionato, si attesti al terz’ultimo posto con una media di 6,5 dribbling a partita, insieme alla Salernitana e davanti solo a Venezia e Fiorentina.
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Faceno un focus sui singoli calciatori, nessun nerazzurro si porta ai primi posti in questa specialità, dominata fin qui da Rafael Leao e Felipe Anderson davanti a Jeremie Boga e Filip Djuricic. Il primo nerazzurro è Niccolò Barella, al 32esimo posto. Insomma, un dato su cui Simone e la sua squadra dovranno lavorare sicuramente per limare quello che alla lunga potrebbe diventare anche un fastidioso neo.