Il compleanno di Cabrini è l’occasione per l’Italia di ricordare il bell’Antonio, un calciatore che forse era meglio definire più bravo che bello…
Antonio Cabrini celebra il suo compleanno. 64 anni per il fidanzato d’Italia, uno dei migliori terzini della sua generazione. Fu un elemento chiave della Juventus e della Nazionale, fece innamorare migliaia di donne e vinse un titolo mondiale. Potrebbe bastare, invece no. Perché forse Cabrini portò anche uno stile nel mondo del calcio in un’epoca dove ai terzini era richiesto al massimo il passaggio sino a centrocampo.
Nel mondo dei Facchetti e dei Maldera, Cabrini interpretò al meglio il ruolo di terzino fluidificante, non è un caso che l’Italia vinse il mondiale successivamente quando ebbe un suo emule in Fabio Grosso.
Cabrini era un’ex ala, aveva la fisicità e la corsa necessaria per stare su tutta la fascia sinistra, senza problemi di fiato. Dopo esser cresciuto nella Cremonese e passato poi all’Atalanta, divenne un elemento chiave della Juventus. Nonché la dimostrazione che Giovanni Trapattoni non era un difensivista: con Cabrini non si giocava mai propriamente indietro. Perché era una sorta di ala aggiunta, forse segnava pochino nella Juve e di più in Nazionale, ma era un elemento di assoluto valore per tutto il calcio italiano.
Vincere tutto e diventare un idolo
Dell’Antonio Cabrini celebrato nel suo compleanno dai suoi ex club, c’è un po’ di tutto da raccontare. Partendo proprio dalla finale mondiale, quando sbagliò il rigore contro la Germania Ovest. Lì per lì, probabilmente, tutti rimasero storditi, come si fa a sbagliare un penalty nella finale più importante della propria vita? Eppure, ci riuscì il bell’Antonio e anche con un certo stile. Festeggiò poi ugualmente, perché quello del rigore fu l’unica macchia su una grande epopea vissuta dall’Italia.
Così festeggio con i suoi compagni della Juventus, con i quali vinse praticamente tutto. Vinse scudetti, una Champions League in una tragedia e successivamente una coppa Intercontinentale contro l’Argentinos Junior. Nelle foto lui aveva la maglia degli avversari, ma la coppa ben salda in mano.
Era il bell’Antonio, al massimo del suo vigore atletico. Poi tornò in provincia, a Bologna fece una buonissima stagione con Gigi Maifredi… che lo avrebbe anche rivoluto a Torino. Ma scelse di rimanere in Emilia, in una squadra che poi scivolò in Serie B.
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Da allenatore una tappa a Crotone con un esonero, altre avventure in Serie C, la Siria e la nazionale italiana femminile. In cinque anni fece capire alle ragazze che non avevano nulla da temere, la crescita del movimento è anche frutto della sua caparbietà. Ora commenta la Serie A su La7 libero e felice come un tempo: buon compleanno bell’Antonio!