Sinisa Mihalovic interviene sulla questione razzismo con una posizione differente rispetto agli altri: la denuncia dell’allenatore del Bologna.
Non c’è un razzismo di Serie A e un razzismo di Serie B. Il problema della discriminazione va affrontato a 360 gradi. Parole e musica di Sinisa Mihajlovic. Il tecnico serbo del Bologna, intervenuto al Festival dello Sport di Trento. Nell’occasione, ha avuto modo di parlare della questione razzismo, molto dibattuta negli ultimi giorni dopo il vergognoso episodio di Firenze.
La questione per Sinisa però è molto semplice, ma al contempo meno semplice di quanto si possa credere. E la sua posizione sembra richiamare quella già presa dalla Fiorentina nel comunicato in cui ha chiesto scusa a Koulibaly, Zambo Anguissa e Osimhen per quanto accaduto al Franchi.
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Secondo il tecnico felsineo bisogna prendere di petto la questione razzismo in tutte le sue sfaccettature, non solo quando si parla di bianchi e neri, quando si mettono in mezzo animali o si sbeffeggiano i calciatori attraverso versi e ululati di vario genere. Va anzi denunciato anche quando a essere prese di mira sono altre persone, ad esempio lui, che nella sua carriera se ne è sentite dire di tutti i colori.
“Il razzismo è anche quando ti gridano ‘zingaro di merda’, lì però non dice niente nessuno“. Non ci gira molto intorno Sinisa Mihajlovic, che come tutti i calciatori dell’est europeo è stato spesso preso di mira per la sua provenienza geogrfica. E dargli torto è impossibile. L’ultima dimostrazione è arrivata poche settimane fa, quando il suo connazionale Dusan Vlahovic è stato additato con le stesse parole dai tifosi dell’Atalanta al termine della sfida tra gli orobici e la Viola.
Ma qual è la soluzione al problema razzismo per Mihajlovic? Bisogna garantire pene severe ed esemplari. In questo modo qualcun altro ci penserà due o tre volte prima di lasciarsi andare a parole di questo tipo: “Servono leggi severe, il razzismo è una brutta bestia“.
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Parole molto dure quelle del tecnico ed ex calciatore di Lazio e Inter, che ha però concluso tendendo la mano verso l’Italia: “Mi dispiace dirlo, perché l’Italia non se lo merita“. Una chiosa che somiglia a quanto detto da Chiellini, secondo cui il nostro non è un paese razzista. Dichiarazioni fatte in buona fede, ma bisogna andare oltre per cercare di risolvere un problema che, seppure non riguardasse la gran parte del paese, continua da anni a flagellare i nostri stadi. E non solo.