Brutto episodio nel calcio non professionistico: insulti razzisti dagli spalti, il capitano sceglie di ritirare la squadra.
Ancora insulti razzisti nel calcio italiano. Anche in un weekend senza Serie A e Serie B è avvenuto un episodio increscioso che macchia il nostro sport, e che in particolare preoccupa perché testimonia di quanto sia capillare una problematica che non può più essere sottovalutata. Stavolta però a fare la differenza sono stati gli stessi calciatori in campo, che hanno scelto di ritirarsi dal campo.
L’episodio di razzismo è avvenuto in una partita di Prima Categoria veneto tra Cisonese e San Michele Salsa. Secondo quanto ricostruito da Tuttocampo.it, verso la metà del primo tempo l’arbitro Ciprandi ha avuto un faccia a faccia con un calciatore della squadra ospite, Ousseynou Diedhiou, a causa di un presunto fuorigioco. Proprio in quel momento dagli spalti un tifoso si è lasciato andare a un grido censurabile: “Stai zitto, ne*rone“.
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Un insulto grave che ha scatenato subito un parapiglia in campo, con il capitano del San Michele Salsa, Miki Sansoni, andato su tutte le furie ed espulso perentoriamente dall’arbitro. Dopo aver sedato gli animi, il direttore di gara ha provato a riprendere la partita, ma Sansoni, per nulla calmo, si è a quel punto preso la responsabilità di fare un gesto forte, e ha chiesto ai suoi compagni di uscire dal campo, causando la sospensione della partita e il quasi certo 3-0 a tavolino per la squadra.
Insulti razzisti: l’orgogio del San Michele per il proprio capitano
Per nulla pentiti dell’accaduto, i dirigenti della società hanno sottolineato come il gesto del capitano li abbia resi orgogliosi, in quanto con c’erano più le condizioni per poter riprendere la partita. Aggiunge Manuel Scottà del San Michele: “Mi è stato detto che un calciatore nero della Cisonese è uscito in lacrime dal loro spogliatoio e ci ha ringraziati per il coraggioso gesto“.
Dal canto suo, il club padrone di casa ha espresso solidarietà a Diedhiou e ha chiesto scusa a nome della città, pur chiarendo che la società non si assume la responsabilità di ciò che avviene all’interno dello stadio durante le partite.
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Un ennesimo episodio di razzismo che assume contorni ancora più gravi alla luce di quanto accaduto a Firenze solo una settimana fa. Dopo giorni interi di discussioni e parole, si scopre che la piaga è ben più profonda e radicata di quanto i più ottimisti potessero pensare. Basteranno le minacce di daspo per educare gli incivili?