L’Atalanta con Juan Musso ha azzeccato – senza dubbio – una scelta necessaria per il futuro. Perché il valore del portiere cresce sempre più.
Tra le conferme del nostro campionato spicca Juan Musso, e forse nessuno avrebbe avuto dubbi su quest’affermazione anche un mese fa. Il binomio con l’Atalanta è iniziato sotto una buona stella, il portiere argentino è un elemento già ben rodato negli schemi di Gian Piero Gasperini.
Perché al portiere non tocca più parare e basta, quanto essere un elemento funzionale al gioco e alle tattiche in campo. In questo, Juan Musso non si lascia pregare perché si fa coinvolgere nella manovra difensiva e riesce già a far partire l’azione. Un elemento quindi che non si limita solo ai fondamentali del ruolo, quanto riesce anche ad essere propositivo.
Difficilmente incorre nell’errore e questo è un grande pregio, in un campionato dove gli errori sono palesi in ogni giornata. Impostare senza far danni sempre facile, ma non lo è affatto. L’Atalanta con Musso in porta e i tre centrali fa una manovra particolare, il tocco del pallone arriva quasi in maniera scientifica o sulle due corsie esterne, oppure puntando direttamente il centro. Per fare questo, la concentrazione è altissima.
Di Juan Musso il popolo bergamasco ne sta apprezzando la costanza e anche un certo aplomb. Non è un estremo difensore da spettacolo, quanto da estrema concretezza perché si può fare anche il mestiere del portiere senza regalare spazio allo show.
Un po’ in controtendenza rispetto a molti colleghi, ma in questo sta la forza proprio di Juan Musso: essere se stesso senza dover scendere a compromessi.
D’altronde, non è un caso se con l’Udinese ha viaggiato alla media di almeno dieci porte imbattute ogni stagione tra Serie A e Coppa Italia. Stesso meccanismo di difesa a tre, ma moduli di gioco diversi quelli di Gasperini e degli allenatori friulani. Che, certamente, si coprivano molto di più, ma lasciavano le chiavi della difesa giustamente in mano al loro portiere.
Sbarcato poi a Bergamo per una ventina di milioni, una quotazione che è sembrata anche bassa ma l’addio a Udine era ormai segnato da tempo. Impossibile trattenere di più un portiere emergente, che al suo fece accomodare Simone Scuffet in panchina, segnandogli praticamente il suo destino a Udine.
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L’esordio da titolare in nazionale, un mese fa circa, è la conferma di come anche in Argentina sia ormai un portiere molto considerato. Per avere esperienza, servirà proseguire il suo percorso sia con il suo club che nelle qualificazioni sudamericane. E poi puntare al mondiale di Qatar 2022, dove andrà probabilmente ad assumersi ancora più responsabilità.