Nel Parma dei grandi vecchi c’è anche Danilo. Arrivato un po’ in sordina, ma già decisivo con le sue prestazioni nelle prime giornate per la retroguardia dei gialloblù. Si è fatta sentire la sua assenza, ora rientra dopo il covid.
La paura fa quasi novanta. Ci arriveremo quasi a breve ai novanti anni tra Gigi Buffon e Danilo, neo difensore ducale da un mese e mezzo. L’arrivo del centrale brasiliano si è concretizzato il 31 agosto scorso, dopo una fase di studio e di dibattito durata anche poco. Il Parma voleva un centrale affidabile e ben rodato, il brasiliano invece una squadra in Italia senza grossi problemi. Scegliere il progetto ducale è stato semplice, che sia una Serie B poco importa.
Raggiungere la promozione è l’obiettivo di tutti, resta poi il grande dubbio per il futuro. Perché Danilo potrebbe sì rinnovare a conti fatti nel prossimo giugno, oppure congedarsi in caso di obiettivo raggiunto. Vedrà, settimana dopo settimana, quanto reggerà il fisico, in un ruolo che il Parma ha avuto sempre coperto da gente di esperienza. Negli anni passati era Bruno Alves il leader di difesa, che arrivò in rosa proprio alla stessa età di Danilo. A 37 non si è proprio vecchissimi per fare il centrale difensivo, tutto sommato.
Un obiettivo primario da raggiungere
Danilo gioca in un Parma che punta la Serie A con decisione. Il brasiliano è ormai integrato in Italia, ci gioca da dieci anni e sa benissimo che nei nostri campionati c’è sempre da mantenere alta la guardia. Soprattutto in un campionato, come quello cadetto, sempre vibrante e ricco di contraddizioni.
Gli anni e l’esperienza non mancano di certo, nessuno avrebbe immaginato una resa del genere dal centrale. Arrivò nell’estate del 2011 dal Palmeiras, sembrava uno dei tanti carneadi trovati dalla dirigenza friulana. Pagato poco tutto sommato, due milioni di euro, con la promessa di un adeguamento di contratto in caso di buone prestazioni. Che non tardarono ad arrivare, Danilo era un centrale friulano-europeo, non certo brasiliano. Sia per i piedi, nonché per l’attitudine alla fase difensiva semplice e lineare.
Qualche gol di testa non è mancato, così come qualche intemperanza soprattutto in allenamento, dove spesso metteva troppa foga negli interventi. Dopo Totò Di Natale è stato il capitano dei friulani, salutati poi senza rimpianti per passare a Bologna.
Con i felsinei altri tre campionati da titolare e un impiego costante. Lo svincolo di fine stagione aveva lasciato tutti un po’ basiti, sia il tecnico nonché i tifosi che lo avevano apprezzato per impegno.
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Si è spostato di qualche chilometro, e vorrà probabilmente tornare allo stadio “Dall’Ara” per salutare i supporters rossoblù. In quest’ultimo caso il futuro lo vedrà con la maglietta del Parma addosso.