Sinisa Mihajlovic torna ad affrontare il Milan. Un tabù ma anche una rivincita che tarda ad arrivare per il tecnico serbo contro i rossoneri.
C’è un tecnico che attende il Milan dalla finestra. Sinisa Mihajlovic non ha dimenticato la stagione fugace ma molto vibrante vissuta con i rossoneri nella stagione 2015-16, una annata non certo felicissima dal punto di vista sportivo.
Era un Milan costruito male, quasi tendente alla malinconia e con le certezze che sfumavano, il cambio di proprietà era quasi all’orizzonte. Sinisa Mihajlovic, invece, era all’epoca già un tecnico scafato, che aveva allenato il Catania e la Sampdoria, in particolar modo quest’ultima era una squadra capace di bloccare chiunque.
Quel vezzo piacque e il serbo andò sulla panchina rossonera. Per sostituire Pippo Inzaghi, l’esperimento era fallito e il Milan si ritrovava solo con l’obiettivo di risalire. Sinisa Mihajlovic ci mise del suo, soprattutto nel girone d’andata la squadra lo seguiva con un certo interesse. Si arrabbiava moltissimo nelle varie interviste, ma soprattutto ebbe la lucidità per fare qualcosa di imprevisto.
Lanciò un allora sconosciuto sedicenne, Gigio Donnarumma. Giocò contro il Sassuolo e poi divenne titolare scalzando Diego Lopez. Fece qualcosa di unico e il calcio italiano lo ringrazia ancora per questo.
La furia e l’addio
Quel gesto non piacque inizialmente a Berlusconi, che pensava in un ammattimento del suo tecnico. Si dovette ricredere dopo, l’esperto di calcio era il serbo non certo il presidente in questo caso (ma anche in altri…).
Il Milan fece anche un suo percorso in Coppa Italia, facilitato da un sorteggio spaventosamente facile, che portò i rossoneri in finale praticamente sul velluto. Percorso che più facile non si può, dal Perugia al Crotone (che a San Siro portò ai supplementari i rossoneri), passando per la doppia semifinale con l’Alessandria in Serie C. L’obiettivo minimo comunque c’era e quella finale fu comunque voluta da Sinisa Mihajlovic, che comunque aveva dei problemi con la rosa. Qualcuno aveva altro per la testa, il mercato di gennaio non fu fenomenale, altro ancora incombeva nell’aria.
Così dopo cinque turni senza vittorie, la dirigenza del Milan scaricò un tecnico che stava diventando troppo scomodo. Al dunque, ecco una nuova soluzione: promuovere Cristian Brocchi e farlo sembrare come il nuovo maestro del calcio italiano. Altro esperimento fallito, il Milan era diventato anche dipendente da Mario Balotelli e questo non fu proprio un bene da portare in prima pagina.
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Mihajlovic incassò l’esonero e non si dette per vinto. Sapeva che la carriera non sarebbe finita lì, ma forse meritava una maggiore considerazione dall’ambiente. E qualche applauso in più, al ritorno a San Siro i tifosi rossoneri ricordarono il passato interista, e cancellarono quello recente.