Victor Osimhen sulle orme di Didier Drogba e George Weah? Paragoni tra epoche calcistiche e fra attaccanti africani che hanno lasciato un segno tangibile nel mondo del calcio.
I tifosi del Napoli sognano ad occhi aperti. Parlare di scudetto si può anche grazie alle prestazioni di Victor Osimhen. Che ha mostrato tutto il suo repertorio, facendosi ben valere e dimostrando che i quasi ottanta milioni versati al Lille siano stati un investimento importante e mirato.
Di centravanti così se ne trovano pochi, soprattutto quando la giovane età e la forza fisica combaciano. Ha segnato in Italia in tutti i modi, non c’è un punto debole da poter segnalare, se non quello di una continuità latitante – in alcuni casi – e di una tesa ancora un po’ matta.
Dalla festa di compleanno in Nigeria in poi, Osimhen ha capito che per sfondare in Italia ci volevano atteggiamenti senza dubbi più seri, e lasciare almeno il cellulare spento. Tutto sommato è una scelta saggio, il centravanti partenopeo ha così migliorato il suo score, diventando un elemento prezioso anche per gli equilibri tattici. Soprattutto Luciano Spalletti ha costruito un Napoli intorno a lui, le iniziative dei trequartisti azzurri sono finalizzate tutte verso il loro centravanti, che vada in porta da solo o faccia da sponda per ulteriori inserimenti.
I campioni del recente passato
Osimhen ha dei maestri abbastanza interessanti da poter seguire, nel suo cammino tra campionato ed Europa League può sbizzarrisi.
In Italia il primo grande attaccante africano fu George Weah. Che vinse un pallone d’oro e dimostrò subito il perché, trascinando il Milan allo scudetto nella stagione 1995-96. Fino ad allora parlare di Africa nel nostro calcio era solo rimandare al Camerun e a quanto fece ad Italia ’90. Poi arrivò il ciclone della Liberia, che in rossonero giocò stagioni di grande livello.
Con un gol simbolo, quello realizzato contro il Verona. Un coast to coast di quelli importanti, portò a spasso in verticale tutta la difesa scaligera e insaccò per ottenere poi il boato meritato di San Siro. Un gol che non si dimentica, così come non si dimentica quanto fece anche nella stagione 1998-99. Quando sembrava finito invece divenne fondamentale nel Milan scudettato con Alberto Zaccheroni, dove seppe ritagliarsi un ruolo anche nel 3-4-3.
Divenne poi un politico, guidando la Liberia ma dando sempre del tu al pallone. Un po’ come se fosse una parte mai dissolubile del suo essere.
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Didier Drogba, invece, è il centravanti africano più europeo. Caratteristiche fisiche importanti, senso del gol davvero letale per le difese avversarie. Era l’idolo dei telecronisti, fece molti gol in Francia e Inghilterra, il rimpianto è di non averlo avuto nella Serie A. Fece tanto, ottenne poco con la sua Costa D’Avorio, avrebbe meritato maggior fortuna in fatto di risultati con la nazionale ai mondiali.