Guido Vadalà è scomparso dai radar del grande calcio. Promessa non mantenuta del calcio sudamericano, promessa nemmeno vista in campo al suo arrivo in Italia.
Sono tanti i giovani che si perdono lungo il tragitto. Soprattutto se accompagnate da nomee spesso che soffocano il talento più che valorizzarlo. Se la maglia è quella del Boca Junior, l’altezza non è eccellente e il piede è caldo, allora si rischia di perdere la bussola per il futuro.
Il caso di Guido Vadalà era quasi un tutto previsto, partendo già dalla genesi perché erano troppe le attese su un ragazzo bravino in campo, ma non certo fenomenale. Aggiungiamo anche un carattere non facile e la frittata è fatta, ora toccherà trovarlo con il radar per mandarlo in campo. Attualmente è svincolato, un calciatore di 24 anni senza contratto è praticamente un paradosso, ma il mercato porta anche questo tipo di incomprensioni.
Non che abbia giocato moltissimo negli anni passati, l’argentino è stato più in panchina che in campo, per non parlare della tribuna e del lettino del massaggiatore. Il fisico non è aumentato, anzi, ne è diventato un deterrente in un calcio sempre più muscolare. Ora si raccolgono i cocci, nella speranza quanto meno di un futuro calcistico un pochino decente.
I titoloni e le attese vanificate
Quella di Guido Vadalà è una storia che passa dal borgo, dalle giovanili del Boca Junior con i 32 gol in 39 gare e con la consapevolezza di essere osservato. Era così bravo che in molti guardavano con interesse al nuovo talento argentino, se ne accorsero anche gli osservatori della Juventus.
I bianconeri in trattativa per la cessione di Carlos Tevez, riuscirono a intavolare una trattativa piuttosto particolare. Tevez in Argentina, la comproprietà perenne di Rodrigo Bentancur e il prestito con diritto di riscatto per Guido Vadalà. Tutto particolare, i tre milioni e mezzo di riscatto sembravano una formalità guardando e leggendo soprattutto un giornale sportivo, che come al solito strabordò con un titolo fuorviante.
La verità emerse già sin dopo l’estate del 2015, quando l’argentino faceva fatica a trovare spazio in primavera. E quando giocava non era per niente decisivo, in prima squadra ci arrivò soltanto con qualche allenamento congiunto.
Troppo poco davvero per le credenziali avute, così ecco il ritorno all’Union e l’esordio in prima squadra nel Boca, con la squadra del cuore solo quattro presenze e un gol, prima di altre tappe non proprio memorabili.
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L’Università de Conception, poi il Deportes Tolima, e un’avventura negli States al Charlotte Indipendence. Dopo l’ultima avventura al Sarmiento attende una squadra, potrebbe interessare a qualche vecchio cultore dei talenti smarriti nel corso del tempo. Ma varrà almeno una Serie B o una Serie C nostrana?