Siviglia-Lille è una gara tra emergenti in Champions League. Sognano qualcosa in più, ma il campo le darà forse fin poca gloria per quanto meritato.
Una sfida tra squadre che fanno calcio senza spendere nemmeno troppo. Quella tra Siviglia e Lille è una partita che magari non avrà un grandissimo interesse globale, ma è una sfida forse emblema della Champions League, se affrontata con i giusti principi.
Ci arrivano entrambe con un buon curriculum, tutto sommato. Il Siviglia è la squadra che ha vinto più Europa League – e una la levò proprio all’Inter 14 mesi fa – dimostrandosi sempre efficace in Europa. Il quarto posto in Liga è stato un ottimo risultato, soprattutto quando davanti si hanno colossi come Atletico Madrid, Barcellona e Real. Soprattutto quando si gioca con queste squadre alla pari e per un attimo si rischia addirittura di inserirsi nella lotta al titolo.
Campionato che invece il Lille in Francia ha vinto. A sorpresa, certo, ma meritatamente. Nessuno ha regalato nulla al Lille, bravissima a inserirsi nella poca voglia del Psg di pensare ai confini francesi, ma solo di andare verso l’Europa (incocciando per altro contro un palo bello pesante). Il Lille vinse il suo campionato senza troppi proclami con un super Maignan in porta, solo venti gol incassati, e un collettivo praticamente granitico, in parte anche riproposto in questa stagione.
Al bando i tatticismi, questa partita potrà avere qualsiasi risultati. Si spera sicuramente più vibrante dell’andata: in Francia finì 0-0, le squadra non capitalizzarono le occasioni.
Ormai conta poco pure il fattore campo, anche se i tifosi del Siviglia sono spesso una sorta di dodicesimo uomo in campo. Proprio gli spagnoli hanno qualche carta da potersi giocare, soprattutto sfruttando un assetto offensivo che sembra cambiare di partita in partita.
E non potrebbe essere altrimenti, guardando al potenziale messo in campo. Partendo dal Papu Gomez, che in Champions rovinò il suo amore con tutta l’Atalanta e ora proprio in coppa vuole dimostrare di non essere al tramonto. Per poi passare a Suso, il trequartista che in Italia non ha mai compiuto il passo decisivo verso la concretezza, nonché Erik Lamela su cui si potrebbe aprire un’enciclopedia in materia guardando a quanto (non) fatto con il Tottenham.
Passando poi a vari Rakitici, Delaney (il centrocampista… daltonico) e Ocampos, meteora italiana transitata dal Grand Hotel Genoa.
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E il Lille? Ha le sue buone potenzialità, che spesso riescono a diventare un gruppo abbastanza combattivo. Partendo dalla colonia turca con Yacizi (che brutto europeo il suo…) e Celike per poi andare a Renato Sanchez e Timothy Weah. Ma occhio alle prossime plusvalenze, tra David l’attaccante canadese e il cittadino del mondo Ikonè c’è odore di bonifico nell’aria. I francesi in un anno sono in pieno boom economico.