Danny Drinkwater da eroe a quasi dimenticato del calcio europeo. Una parabola discendente per un centrocampista sulla cresta dell’onda sino a qualche stagione fa.
A volte appaiono, a volte scompaiono. Anche l’Inghilterra fa bella mostra delle sue meteore, quelle che brillano per un certo periodo e poi lasciano solo rimpianto. Nel caso di Danny Drinkwater delle due l’una: o è stato super quotato prima oppure tutti si erano illusi in precedenza. Perché il centrocampista indossò anche per tre volte la maglia della nazionale inglese, fu quotato in maniera mostruosa ma poi si perse lungo il tragitto.
Questioni di gambe, di testa, di collocazioni tattiche ma anche di abbagli, evidentemente. Il centrocampista era cresciuto nel settore giovanile del Manchester United, poi passò qualche avventura da professionista tra Cardiff, Watford e Burnsley. Non un fenomeno, ma nemmeno un brocco, quanto un elemento comunque che poteva ritagliarsi un piccolo spazio nel calcio inglese.
Se ne accorse il Leicester, che ne rilevò il cartellino nell’estate 2012. Danny Drinkwater divenne un elemento prezioso nel centrocampo delle volpi inglesi, un po’ per quel cognome… trasparente come l’acqua, come i colori dello stesso Leicester. Cresciuto nel corso del tempo un po’ come lo stesso club, ambizioso a tal punto da entrare nella storia.
Ranieri, Conte e Sarri: tre mister italiani nel destino
Ha avuto tre allenatori italiani Danny Drinkwater e lo hanno segnato parecchio. Con Claudio Ranieri i ricordi più belli della sua vita, il centrocampo con Kantè, la vittoria incredibile della Premier League. nonché la prima esperienza in Champions League e l’interesse concreto del Chelsea.
Allenati da Antonio Conte e rimane sempre il dubbio quanto ci sia stata la volontà del tecnico leccese nell’acquisto del centrocampista inglese. Il Leicester che i conti li usa alti, accettò l’offerta di ben 37 milioni di euro, forse uno sproposito guardando ora, ma all’epoca in linea con i parametri usati per gli autoctoni della Premier League.
Al Chelsea ha giocato poco, anzi pochissimo. Conte lo ha provato ma non ne è rimasto entusiasta, poi è arrivato Maurizio Sarri e le cose se vogliamo sono andate anche in maniera peggiore. In tutto l’esperienza blues ha registrato il Premier League dodici presenze in due tornei e un gol, prima del prestito al Burnley. Un ritorno… e una gara soltanto, prima di un ulteriore passaggio nel gennaio 2020 all’Aston Villa, dove di partite ne gioca quattro. In mezzo anche problemi personali, un carattere introverso che lo ha portato a commettere errori, una malinconia non attutita dal denaro guadagnato.
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In seguito, altro ritorno al Chelsea da separato in casa (di fatto non è campione d’Europa), poi il passaggio in Turchia al Kasimpasa, undici gare nel torneo turco e ancora un viaggio verso la madre patria. Andando addirittura in Championship per militare nelle fila dell’ambizioso Reading. Ambizioso ma sempre equivalente alla nostra Serie B.