Mancava da vent’anni circa la sfida tra Venezia e Roma, con episodi ma anche curiosità da segnalare. Per Josè Mourinho prima inedita partita allo stadio “Penzo”.
Do you like Venezia? Il mantra dei gondolieri chissà se avrà coinvolto anche Josè Mourinho e se lo stesso tecnico sia mai stato in vacanza nella città lagunare. Con la Roma sarà in campo al “Penzo” e avrà poco tempo di visitare la città, gli archi e le bellezze tipiche di una zona unica al mondo.
Il portoghese penserà ai tre punti, senza troppo rammaricarsi di non acquistare una gondola da portare a casa e collocare sul televisore, come si faceva un tempo. Il tecnico portoghese punta ai tre punti, perché di terreno da recuperare ce n’è, soprattutto se la Roma dovrà puntare almeno a un piazzamento in Champions League.
Qualcosa che Josè Mourinho non ammetterà mai, ma in fondo il portoghese ha accettato la Roma anche per mettersi in discussione. Per fare questo, le gare come quelle contro il Venezia hanno una necessaria importanza, per non dirle vitale. Lasciare punti sarebbe controproducente, l’ultimo esempio proveniente dal passato ha lasciato ancora tracce. Perché in caso di vittoria a Venezia, nella stagione 2001-2002, ci sarebbe stato addirittura un secondo scudetto con Fabio Capello.
Il rimpianto della laguna
Il tempo non attenua i dolori calcistici. Rimettere indietro la memoria nemmeno, ma la Roma a Venezia nel 2002 sprecò un’occasione più unica che rara. Era il trentesimo turno di un torneo che stava diventando molto acceso, la Roma campione d’Italia con Fabio Capello era in campo al “Penzo” di Venezia, contro una squadra già senza più speranze di salvezza.
Dopo un primo tempo finito sullo 0-0, le squadre tornarono in campo con umori contrapposti. La Roma sentì la pressione di dover accelerare i ritmi e, per paradossale che sia, abbassò di colpo tutta la capacità difensiva, schiacciandosi senza un motivo. Il Venezia andò in vantaggio prima con Pippo Maniero, poi con Ivone De Franceschi per un 2-0 clamoroso. La rimonta romanista arrivò solamente con un doppio rigore, Vincenzo Montella in due minuti riportò la partita in pari, per un punto che servì solamente ad aumentare i rimpianti.
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Perché l’Inter perse quel 7 aprile 2002 contro l’Atalanta in casa e la Juventus fece quattro gol a Perugia. Un mese dopo circa, quel 5 maggio stabilì la classifica finale con 71 punti per la Juve, 70 per la Roma, 69 per l’Inter. Sommando i due punti persi a Venezia, la Roma avrebbe bissato lo scudetto. Forse senza merito, perché subire l’iniziativa di una squadra già retrocessa denotava già un problema serio sul piano del gioco e delle motivazioni.