Quando si parla di Milan e Inter, il derby richiama sempre a quanto fece Gianni Comandini. Eroe per una sera e poi praticamente scomparso dai radar del grande calcio.
Il derby di Milano e le sue storie sono infinite, soprattutto quando c’è da ricordare chi fece l’eroe solamente in un match. E che match, aggiungiamo. Perché non capita tutti i giorni di segnare una doppietta all’esordio in un derby, anzi solo in due sono riusciti nella storia a raggiungere questa impresa.
Il primo fu il compianto Paolo Rossi, e c’era da aspettarselo. Con la maglia del Milan al primo derby meneghino segnò due gol nel 1985, aprendo poi la strada a un altro attaccante che ha avuto diverse fortune. Gianni Comandini è l’uomo derby del 2001, precisamente dell’11 maggio. Quando si trasformò praticamente nel giocatore più difficile da marcare nel derby, una sorta di fenomeno lanciato a sorpresa.
Eppure, era stato già annunciato alla vigilia viste le tante assenze del gruppo milanista in attacco. Cesare Maldini e Mauro Tassotti, subentrati ad Alberto Zaccheroni, lanciarono un attaccante che in carriera aveva fatto bene nel Cesena e nel Vicenza, non era di certo un top player, tanto per rimanere alle terminologie odierne. Fu quella la mossa che fece saltare decisamente il banco dell’Inter.
Una doppietta per la storia
Quella che realizzò Gianni Comandini fu una prestazione storica. Iniziò la gara e l’attaccante si dimostrò praticamente ispirato sin da subito, al primo pallone era andato in rete dopo tre minuti. La gioia dei rossoneri si amplificò nel corso della partita, fu una sorta di gara perfetta che ancora oggi è celebrata dal popolo rossonero. Al 19° minuto ancora Comandini in rete, stavolta di testa sul cross di un irrefrenabile Serginho.
Il Milan non si accontentò e quel derby fu praticamente storico per la goleada trafitta, quel 11 maggio entrò nella storia. È stato il risultato più rotondo raggiunto nel terzo millennio, un 6-0 che fece la storia … e la politica. Perché il giorno dopo ci furono le elezioni politiche e a vincere… fu Berlusconi, presidente proprio del Milan. Fortuna o meno, chiaramente conquistare un derby in quel modo spostò inevitabilmente anche l’asse del voto in favore del leader di centrodestra.
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Gianni Comandini, invece, fu salutato a fine stagione. L’Atalanta, che aveva tanto denaro dopo le cessioni di Pelizzoli, Donati e di Cristian Zenoni, investì trenta miliardi sul centravanti. Segnò poco, segnò di rado e poi incominciò a scendere di categoria. Qualcosa di buono a Terni, qualcosa anche nella Genoa rossoblù, altre avventure non proprio da manuale del calcio. Ma la consapevolezza di essere entrato a vita nella storia del derby in soli diciannove minuti di gioco.