Philippe Lahm è celebrato in tutta la Germania per il suo compleanno. Un capitano mondiale che è stato assoluto protagonista degli anni Duemila.
Guardandolo oggi, potrebbe fare ancora la sua più che discreta figura in campo. Il tempo passa, un altro compleanno arriva ma guardando al passato non c’è nessun rimpianto per Philippe Lahm. Che oggi compie 38 anni, molti immolati per la causa tedesca e per il Bayern Monaco con reciproche soddisfazioni.
È stato uno dei calciatori più intelligenti che abbiamo visto dal punto di vista tattico, uno straordinario senso della posizione lo ha accompagnato nel corso della sua carriera. E lo abbiamo visto sulla fascia destra, su quella sinistra e addirittura in mezzo, quando Pep Guardiola nel Bayern Monaco lo collocava come centrocampista centrale.
Un elemento su cui far affidamento, uno dei quei leader silenziosi e che davano il 100% in ogni occasione. Da quando ha esordito nei professionisti con la seconda squadra del Bayern è stato un crescendo, dimostrando come anche in Germania stavano uscendo alla ribalta talenti nel nuovo millennio. Talenti per altro che hanno giocato sempre con grande professionalità e lasciandosi ben lontani dagli scandali, come invece capitato a tante stelle… passeggere del gruppo teutonico.
Il capitano di grande speranza
Philippe Lahm esordì in Bundesliga con lo Stoccarda per due stagioni, poi tornò a casa. Nel corso della sua carriera al Bayern Monaco sono state 332 le presenze in Bundesliga con 11 reti ma soprattutto otto vittorie del campionato, sette della coppa nazionale e una Champions League.
Tanto altro ancora nel suo carnet, ma senza dubbio le emozioni più intense le ha vissute in nazionale, chiudendo con la Germania proprio dopo aver alzato la coppa del mondo.
Fu il primo a segnare nell’edizione casalinga del mondiale 2006, in rete (e che rete!) contro la Costa Rica. Il rimpianto è tutto per la notte di Dortmund, quando prima Fabio Grosso e poi Alex Del Piero spazzarono via il suo grande sogno e quello di una nazione intera. La delusione raddoppiò probabilmente nella finale europea di due anni dopo, quando Fernando Torres gli scappò via per segnare il gol decisivo per la Spagna.
Altre gare, altro mondiale per una Germania che nel 2010 in Sudafrica faceva comunque le prove per volare. Nel 2014 è il Brasile a regalare la gioia immensa, prima battendo i padroni di casa per 7-1, poi sconfiggendo l’Argentina meritatamente in finale.
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Fu il capitano ad alzare la coppa, Philippe Lahm la alzò al cielo e poi disse addio alla Germania. Conquistando un altro record: per tre volte consecutive era nella top 11 dei mondiali. Mica roba da poco, in fondo.