Stefano Okaka ha una nuova vita da bomber in Turchia. All’estero l’attaccante italiano sembra aver trovato una nuova dimensione calcistica. Che sia utile per la nostra Nazionale?
Per un attaccante segnare è tutto. Un po’ come per il poeta amare, se vogliamo fare dei paragoni. Ed è proprio l’amore per il gol che ha spinto Stefano Okaka a ricercare nuova fortuna calcistica, dopo il triennio nell’Udinese. Una fortuna che, almeno guardando ai primi mesi turchi, sembra essere arrivata davvero in maniera imponente.
L’attaccante è diventato il nuovo centravanti del Baseksehir, nome quasi impronunciabile per gli italiani, ma in Turchia il club sta diventando un’istituzione. Grazie anche al bomber italiano, tornato su ottimi livelli e diventato un idolo della tifoseria.
L’impatto è stato praticamente devastante nel campionato turco, che magari non sarà il primo in Europa per la qualità, ma è davvero combattivo. Okaka viaggia quasi alla media di un gol a partita, ha portato il pallone a casa con la tripletta, ha segnato una doppietta molto importante anche al Besiktas. Soprattutto è in un ambiente dove si gioca praticamente in virtù dei suoi gol, e proprio per questo non fa mancare di certo il suo apporto in zona offensiva.
Servirebbe all’Italia di Roberto Mancini? Stando alla forma attuale, decisamente sì. Non a caso, la sua candidatura per le prossime convocazioni potrebbe essere concreta, ora serve gente che la metta dentro e che sia in forma.
La carriera di Stefano Okaka è stata davvero bislacca. L’esordio da giovanissimo nella Roma ne aveva fatto prevedere praticamente una carriera da predestinato, in molti immaginavano già la coppia offensiva del futuro con Francesco Totti.
Nulla di tutto ciò è avvenuto o comunque tutto molto di rado, perché Okaka nonostante il boom iniziale ha avuto bisogno di una crescita lenta e graduale. Non a caso conta quattro tornei di Serie B e otto squadre italiane cambiate, nonché tre estere oltre all’avventura odierna nel Baseksehir.
Stefano Okaka era ancora acerbo per molti, a Parma cominciò a maturare lentamente, ma ci volle l’Anderlecht per diventare un centravanti fatto e finito. Che prese le attenzioni anche della Nazionale di Antonio Conte, facendolo diventare anche titolare in un periodo dove mancava la materia prima lì davanti.
In Belgio fu un altro giocatore rispetto a quello visto a strappi tra Serie A e Serie B, poi arrivò prima il Watford e l’Udinese a ridargli la dimensione nostrana. In bianconero un po’ per il gioco, un po’ per qualche acciacco fisico non ha potuto garantire il 100%. Ha segnato gol pesanti per le salvezze friulane, ma non è mai stato un inamovibile tutto sommato.
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Ora in Turchia vive una seconda primavera, le candeline cominciano a farsi sentire ma, proprio per questo, ogni gol è assaporato in maniera diversa. Con un tocco più orientale ma anche più decisivo sotto porta.