Antonio Conte si è infuriato negli spogliatoi dopo un pareggio in Champions League: la rivelazione di un ex calciatore dell’Inter, Esposito.
Esultare per il primo gol in Champions League e subire la più dura delle ramanzine dal proprio allenatore. Un’esperienza più unica che rara quella vissuta da Sebastiano Esposito all’Inter. Il giovane attaccante, oggi al Basilea, è tornato a parlare della sua avventura in nerazzurro sotto la guida di Antonio Conte. Un’avventura che non ha portato a successi (almeno a lui), ma gli ha lasciato una grande lezione.
Che il tecnico salentino sia un martello non è un mistero. Lo raccontano tutti coloro che hanno lavorato con lui, dagli ex compagni agli allenatori che hanno giocato nelle sue squadre. Che potesse infuriarsi dopo un pareggio in Champions acciuffato all’ultimo minuto, però, in pochi potevano immaginarlo.
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Questione di mentalità. Vincente, al limite dell’ossessivo, quella del tecnico ex Juventus. In questo senso, bianconero fino al midollo. Per lui l’unica cosa che conta è il successo, e questo tipo di mentalità è quasi sempre riuscita a trasmetterla alle sue squadre. Anche alzando la voce, quando necessario, come rivelato dallo stesso Esposito.
Quanto raccontato da Esposito è esemplare. Era il giorno di Inter-Slavia Praga, un giorno che non potrà mai dimenticare. All’85esimo l’attaccante, da poco entrato, regalò ai nerazzurri un prezioso pareggio al termine di una prestazione non proprio positiva.
Il giorno dopo, entrato negli spogliatoi, trovò insieme ai suoi compagni tutto lo staff nella sala video. L’atmosfera era glaciale. Perché quanto accaduto nella gara della sera prima non era minimamente andato giù a Conte. E in quel momento arrivò un discorso che cambiò per sempre la mentalità di quella rosa.
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Per far capire il senso della sua delusione e del suo pensiero, Conte pungolò i giocatori nell’orgoglio: “Questi prendono molto meno di voi, ma hanno cinque volte la vostra fame. Venderei in questo istante la mia squadra per prendere la loro!“. Parole durissime che arrivarono come un pugno sul volto dei calciatori nerazzurri.
Da lì, scattò qualcosa in quel gruppo. La mentalità cambiò e si posero le basi per una rinascita che portò prima a un secondo posto meritato, poi allo storico diciannovesimo scudetto della scorsa stagione. Un successo partito da molto lontano, da una serata di Champions e da molta amarezza.