Sarri, sei pronto? La Juve tra i ricordi e… le vendette

Maurizio Sarri e la Juve, si concretizzerà la vendetta? Il tecnico laziale ha cerchiato la data di domani da tempo, non vorrà regalare punti ai bianconeri.

Sarri vince scudetto - Foto LaPresse
Maurizio Sarri campione con la Juve nella stagione 2019-20 – Foto LaPresse

C’eravamo tanti amati. Anche se l’amore durò praticamente qualche partita e fu poi un matrimonio dove ognuno cercava sfogo nell’amante. Possiamo riassumere così il rapporto tra Maurizio Sarri e la Juventus, con uno scudetto all’attivo ma tanto da dire e tanto da raccontare nel mezzo.

Non per i trionfi, perché Sarri e la Juve praticamente divorziarono di fatto già nell’ottobre 2019. Il tecnico aveva capito che con quella squadra non poteva fare il suo particolare tipo di gioco, rifugiandosi così solo nel lavoro e nel rapporto esclusivo con il suo staff. Diventando estraneo all’ambiente e facendo mosse impreviste, nessuno mai aveva sostituito Cristiano Ronaldo e i fatti gli diedero anche ragione, nella gara contro il Milan.

La Juve, dal canto suo,  si era resa conto di aver preso un tecnico in controtendenza rispetto alla sua storia. Tra un Andrea Agnelli che pensava sempre più ai modelli americani e un Sarri che andava in panchina con lo stesso outfit stavano creandosi delle barriere insormontabili. Così, il mal sopportato tecnico in una mal sopportata squadra durarono in una stagione intera, prolungata dalla pandemia.

Lo scudetto e l’addio

Sarri in panchina - Foto LaPresse
Avventura bianconera nebulosa per il coach – Foto LaPresse

Alla fine, Maurizio Sarri è entrato nell’albo d’oro della Juve, vincendo lo scudetto della stagione 2019-2020, quella che tutti hanno già dimenticato, per ben altri motivi rispetto a quelli sportivi. In particolar modo, quello scudetto arrivò proprio per lo stacco, la Lazio crollò alla ripresa del torneo e l’Inter prese le misure troppo tardi. Per non parlare del Milan, attardato per via di un girone d’andata disastroso.

Sarri e la Juve vinsero quello scudetto, ma il rapporto era ormai logoro. Una società calcistica con più coraggio avrebbe probabilmente esonerato un tecnico che aveva perso il comando dello spogliatoio, già nella trasferta di Udine si capì che quella Juve era ormai un collettivo anarchico.

Lo dimostrò ampiamente in Champions League, rimontare contro il Lione sarebbe stato impossibile. Tra giocatori impauriti, una rosa risicata sempre nel momento meno opportuno, e la paura di vincere contro un avversario non certo insormontabile.

L’eliminazione dalla coppa fu il prologo dell’esonero, arrivato senza nemmeno troppe cerimonie. Al suo posto fu promosso Andrea Pirlo, presentato per l’Under 23 e portato agli altari del bel gioco, quello che Maurizio Sarri non mostrò ad Agnelli o forse non fu nemmeno in condizione di mostrare.

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Perché non tutti i torti sono del tecnico, alcuni “inallenabili” sono tuttora nella rosa di Max Allegri, e non sembra che le cose siano migliorate, anzi…

 

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