Manca la tecnica nei giovani? Un quesito che si ripropone e può essere girato anche in chiave Nazionale. Senza nulla togliere alle naturalizzazioni tanto in voga nelle federazioni.
Il problema rimane sempre attuale. Guardando ai settori giovanili soprattutto scendendo nelle varie categorie, l’impressione è che i giovani facciano numero più che sostanza. Soprattutto nell’essere allenati, manca la predisposizione alla tecnica, che sta diventando ormai un gran tormento.
Senza guardare più di tanto per il settore, in molti settori giovanili si punta al modello dei “polli in batteria”, ovvero far crescere dei cyborg pronti a correre per quindici chilometri in campo ma poco avvezzi al tocco di palla. Senza tecnica ma con la corsa, mentre prima poteva avvenire anche il contrario e andava bene così: perché, in fondo, è il pallone che deve correre e non suda mica.
La mancanza di tecnica nei giovani è sempre un dato riscontrabile, soprattutto quando le società più importanti sono costrette a comprare altri ragazzi quindicenni, spesso rischiando di infrangere qualche norma. È già capitato, capiterà… in questo la Fifa dovrebbe aumentare i suoi controlli e garantire maggiori standard per i settori giovanili, che dovranno migliorare decisamente per fornire un nuovo apporto al calcio.
Il prototipo del calciatore
Il grande dubbio delle giovanili è presto detto: meglio un giocatore forte o un giocatore tecnico? La sintesi privilegerebbe l’incrocio, ma poche sono le società che sanno dosare i giusti ingredienti. Non è un caso che da anni, almeno in Italia, ad alti livelli tutte le squadre si vantano del loro vivaio, ma sono pochi i talenti che per davvero arrivano a giocare in Serie A.
Perché manca quella tecnica di base e, spesso e volentieri, i prestiti nelle squadre di Serie C sono più deleteri che utili. Mandando così i ragazzi a giocare di fisico e non di cervello, quando servirebbe un sano mix per poter crescere definitivamente.
Il cruccio italiano è un problema già superato all’estero. In particolar modo, la Spagna continua a far scuola. Da Pedri, giovanissimo che nella scorsa stagione ha giocato settanta partite (e tutte di livello) a Gavi, classe 2004 che abbiamo scoperto nella semifinale di Champions League. Calciatori con un fisico da atleta, ma non certo culturisti super palestrati, sanno come far girare la palla grazie a una tecnica sopraffina.
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In Italia servirà il cambio di passo ed evitare probabilmente le naturalizzazioni. Che servono magari per trovare un giocatore sul momento, ma non regalano continuità nel processo nazionale. Alla ricerca di una tecnica importante e di giovani pronti ad assumersi responsabilità. Il calcio non è di certo la politica, dove si è giovani sino agli ottant’anni…