Il compleanno di Totò Schillaci è l’occasione per riportare alla mente l’eroe di Italia ’90, che ebbe quel lampo di luce in Nazionale e fu un idolo di tutta la penisola.
Totò Schillaci è sempre un’icona, come una sorta di dipinto moderno-contemporaneo nella mente dei tifosi. Perché tutti erano più giovani quando lo videro in campo con occhi sbarrati ad esultare dopo un gol nelle magiche notte italiane. La parabola dell’attaccante trovò il punto massimo in quella edizione dei mondiali casalinghi, bella per i ricordi, ma non certo per il gioco mostrato complessivamente e per l’esito finale.
Perché Totò Schillaci – che oggi festeggia il compleanno numero 57 (auguri!) – fu una gemma in mezzo a tanti calciatori che arrivarono sfiancati al grande appuntamento. Emerse in mezzo a tanti campioni, scavalcò le gerarchie nell’Italia e vinse il titolo da capocannoniere. Non fu un gran mondiale del gioco, l’Italia vinceva ma non convinceva, fu fermata dall’Argentina a Napoli e si dovette accontentare di un terzo posto, avendo forse la miglior rosa di quella competizione.
Vinta dalla Germania Ovest, che batté gli argentini con un rigore quanto meno generoso battuto e realizzato da Andreas Brehme. Per il rimpianto di tutti.
Nel giorno del compleanno di Totò Schillaci, sono tanti i tifosi a celebrarlo sui social. Da quando partì dalla Sicilia, avendo in mano tanti sogni e … un cugino che probabilmente all’epoca era più forte di lui. Totò non si dava per vinto, era un attaccante agile e scattante, ebbe come maestro anche Zdenek Zeman, esplose poi nel Messina in Serie B.
Da lì lo acquisto la Juventus, che a fine Ottanta aveva ancora il pallino di comprare calciatori italiani anche dalle serie minori. Fu il calciatore rivelazione della stagione 1989-90, non a caso conquistò un posto nei convocati italiani con gli esiti che tutti sappiamo.
Al momento di continuare a brillare però la sua stella si afflosciò. Come se quel mondiale fu la fine di tutto, davanti alla porta la fortuna e l’audacia si erano un po’ esauriti. Nemmeno con il collega Roberto Baggio il feeling davanti alla rete era eccezionale, rimase a Torino per due anni poi passò all’Inter. E lì fece sostanzialmente peggio, c’era la generosità ma non la familiarità con i numeri da capocannoniere.
Così, passò in Giappone nel Jubilo Iwata, diventando un idolo dall’altra parte del mondo… mentre da queste parti arrivavano Kazu Miura e Hiroshi Nanami, meteora veneziana che fu proprio consigliata – a quanto sembra – dai buoni giudizi di Totò, che lo aveva come assist man.
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A distanza di anni, Schillaci è diventato un personaggio televisivo e cinematografico… rimasto impresso nella memoria di Aldo, Giovanni e Giacomo.