Quella tra Manchester United e Arsenal è una partita dai mille rimpianti e dal passato migliore del presente. Come se il tempo si fosse fermato alle sfide degli invincibili.
Il posticipo di Premier League mette negli occhi un effetto nostalgia. Guardare attualmente Manchester United e Arsenal è un esercizio di non poco conto, soprattutto se pensiamo agli organici degli scorsi decenni. Invincibili, pieni di gente leggendaria e con un’attitudine alla vittoria davvero importante. Soprattutto, sorretti da tecnici di un certo peso che hanno fatto la storia del campionato inglese in epoca moderna, ovvero Alex Ferguson e Arsene Wenger.
Il primo, ben lontano dal santone Rangnick dei giorni nostri, era uno scozzese di poche parole e molti fatti. Che accompagnò più generazioni a esser grandi, portando un blocco al Manchester United davvero granitico. Non è stato un caso che il centrocampo all’Old Trafford andava praticamente nel mitologico, da Roy Keane, a Ryan Giggs, passando per il rosso Paul Scholes e altri ancora, senza dimenticare il primo David Bechkam, quando ancora non era diventato un divo da copertina.
Dall’altra parte c’era Arsene Wenger, il francese arrivato con sospetto all’Arsenal e diventato il miglior tecnico della storia dei gunners. Che fece della squadra inglese un concentrato di qualità puntando su calciatori provenienti da ogni parte del mondo ma racchiusi nella loro essenza da un olandese poco… volante come Dennis Bergkamp e uno… scarto juventino come Thierry Henry.
Quante sfide all’orizzonte
I match passati tra Manchester United e Arsenal erano qualcosa di epico. Alex Ferguson e Arsene Wenger erano bravi a tenere i ritmi alti in settimana e in campo, difficilmente si ricordano partite speculari tra le due squadre.
Che portarono i loro modelli a raggiungere l’eccellenza. Ferguson vinse una Champions League agguantando il Bayern Monaco nei minuti di recupero nel 1999: questa impresa difficilmente sarà ripetuta nella storia della coppa. Vinse un titolo europeo, fu leggenda in Premier League e continuò a imporsi nuovamente in Europa, perché quella squadra era granitica anche cambiando gli interpreti. Come nel 2008, quando si impose ai rigori contro il Chelsea, sfruttando anche lo scivolone di John Terry al rigore decisivo.
Ebbe meno fortuna l’Arsenal in Europa, che si fermò sul traguardo più bello, battuto dal primo super Barcellona dei tempi moderni. Ebbe però il merito di imporsi in Inghilterra abbattendo tutti i record e mantenendo l’imbattibilità: non è roba da poco, assolutamente. Era la stagione 2003-04, furono realizzati 90 punti per vincere la Premier, undici in più del Chelsea.
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Guardando al presente, sale la malinconia per fenomeni-non fenomeni, gente che suona un po’ di minuetto e poi scompare, nonché giovani acerbi dal futuro ancora in fase di definizione. Non basteranno Cristiano Ronaldo e Pogba per dare verve alla gara, o quanto meno per ridare i lustri del passato.