Il ritorno alla Juventus è stato spesso particolare per i tecnici. In epoca recente, Max Allegri deve prendere spunto dai colleghi entrati nella storia del calcio.
Non è tutto rose e fiori il ritorno alla Juventus di Massimiliano Allegri, anzi. Non credeva di avere così tante difficoltà in campionato, o almeno non avrebbe messo in conto le sconfitte contro squadre come Empoli, Verona e Sassuolo. Sicuramente il percorso è ancora pieno di ostacoli, soprattutto considerando come questa Juventus non sia ancora matura al punto giusto, con tanti giocatori alla ricerca di una propria dimensione.
Così, il ritorno di Allegri non è stato quanto di più meraviglioso da vedere. Perché i progetti di Maurizio Sarri e Andrea Pirlo sono stati cestinati per il ritorno di chi era stato accusato di non saper far divertire, nonostante la vittoria di cinque scudetti di fila e due finali di Champions League raggiunte. Proprio in questo sta il maggior cruccio, perché la Juventus europea del tecnico livornese avrebbe probabilmente almeno meritato una vittoria iridata. Una volta perse tra gli applausi (contro il Barcellona), un’altra volta per troppa presunzione, contro il Real Madrid. E da allora, anche l’ossessione europea ha cambiato dimensione.
Trapattoni e Lippi, modelli da seguire
Nella Juventus il ritorno è contemplato. Negli ultimi anni i calciatori hanno spesso avuto… della sindrome politiche, tra addii e nuovi innamoramenti sulla via dello Juventus Stadium. Per gli allenatori, invece, è un meccanismo un po’ diverso.
Giovanni Trapattoni fu salutato nel 1986, al suo posto la Juventus scelse Rino Marchesi. Che fece due stagioni senza ottenere risultati e fu salutato per Dino Zoff, che conquistò almeno una Coppa Uefa nel derby italiano contro la Fiorentina. Il tecnico, ex portiere da leggenda dei bianconeri, fu anch’esso salutato… per l’altare dello spettacolo, allora era Gigi Maifredi il fautore. Passato dagli applausi al non qualificarsi per le coppe europee: era decisamente troppo anche per la Juventus di allora.
Ritornò il Trap, reduce da uno scudetto dei record con l’Inter del 1989, rimase per tre stagioni, vinse in Europa ancora l’Uefa ma non poteva far nulla contro il Milan di Fabio Capello.
Per Marcello Lippi la storia fu decisamente strana, perché vinse sin da subito: tre scudetti, una Champions League, altre due finali perse. Se ne andò quando capì che c’era bisogno di uno stacco, ritornò quando capì che poteva riprovarci. E ripartì con lentezza, il capolavoro del 5 maggio fu concretizzato tutto nel girone di ritorno. Con un altro scudetto più agevole nel 2003 e il rimpianto della finale di Manchester.
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Ad Allegri toccherà un po’ di sano pragmatismo, ma soprattutto dovrà avere la consapevolezza di dover ripartire ancora daccapo.