I calciatori americani in Italia sembrano aver trovato un loro spazio. Il soccer a stelle e strisce si sta incrociando sempre più con il pallone nostrano… ormai americanizzato.
Quando gli States entrano sempre più nella vita quotidiana. Non c’è ormai qualcosa nella vita quotidiana che non rimandi agli Usa, figuriamoci se possiamo lesinare in materia di calciatori. Quelli americani si sono dati da fare e hanno avuto sempre più spazio in Europa, dimostrandosi elementi eclettici e anche ricchi di intraprendenza.
Un discorso in Italia partito dopo il mondiale americano, che aveva reso celebri gli Stati Uniti non solo come luogo di baseball ma anche di calcio. Poco importò all’epoca il fatto di giocarlo a 40 gradi sotto il sole cocente, in questo gli americani privilegiano a prescindere lo spettacolo. In tutto ciò, si fece notare un calciatore davvero particolare, Alexi Lalas. Arrivò a Padova nell’estate del 1994, sembrava un marziano arrivato da un’altra dimensione.
Che vedeva il calcio come un gioco, rischiando quasi di essere travolto dagli usi e i costumi italiani, che vorrebbero quasi la decapitazione pubblica ad ogni sconfitta. Resistette due stagioni in Veneto, poi ripartì verso l’America dopo la retrocessione per quella che è stata l’ultima partecipazione del Padova in Serie A. Con un americano indimenticabile.
La cultura – quindi – dello sport ha regalato altri personaggi. I calciatori americani in Serie A hanno trovato nuova ispirazione con Micheal Bradley, mediano del Chievo Verona protagonista di un’ottima stagione all’inizio degli anni Dieci, tanto da ricevere una chiamata dalla Roma.
Figlio d’arte e protagonista di uno spot per automobili, il centrocampista era un mediano di grande sostanza e fosforo, i piedi non era sicuramente paragonabili a quelli di Francesco Totti. Era un elemento utile e di grande intelligenza tattica, in molti ne apprezzavano sicuramente l’impegno che metteva e l’agonismo dirompente.
Nel mezzo – ma anche prima e dopo – altri calciatori americani tentarono la fortuna. Alcune volte non superarono il provino, altre volte la soglia della panchina, raramente entrarono in campo per fare faville. Rimanendo però nel cuore delle loro famiglie, spesso erano nipoti di emigrati italiani che riuscivano comunque a realizzare un sogno.
La moda americana è ripartita dalla scorsa stagione, la Juventus prese Weston McKennie per accontentare il pubblico a stelle e strisce, ormai privilegiato rispetto a quello italiano.
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Il Venezia ha fatto addirittura meglio: proprietà degli States (e fin qui ormai siamo nella normalità), doppietta di calciatori americani presi dal Dallas. Con sicuro avvenire come nel caso di Gianluca Busio, in rete a Cagliari, e Tanner Tessman, che ha esordito da titolare nella gara contro il Genoa. Lagunari densi a centrocampo come se fossero alla Casabianca.