La stagione del Napoli, a metà aprile, è già finita. Fuori dalla Champions League, fuori dalla Coppa Italia, fuori dalla lotta Scudetto, adesso fuori anche dall’Europa League. Fuori da tutto. Ci ha provato Carlo Ancelotti, ad infondere la propria non trascurabile esperienza internazionale ad una squadra che ci ha voluto perlomeno provare, ma senza mai dare l’impressione di poterci davvero riuscire. E adesso non sarà semplice trovare le motivazioni adeguate per chiudere, quantomeno, in maniera dignitosa una stagione che ha portato in dote tante delusioni e ben pochi sorrisi, e che per forza di cose dovrà portare De Laurentiis e tutto l’ambiente azzurro a porsi numerosi interrogativi.
Responsabilità che andranno localizzate anche dal punto di vista individuale: a cominciare da Lorenzo Insigne, rivelatosi spesso poco decisivo e nervoso specialmente nelle partite più importanti. Anche nella sfida di ritorno contro l’Arsenal, fra le mura amiche del San Paolo, il nuovo capitano del Napoli ha deluso: spesso avulso dalla manovra, poco concreto nelle sue giocate, l’attaccante azzurro ha rimediato un’ammonizione ed è stato sostituito dopo un quarto d’ora dall’inizio del secondo tempo. Una “bocciatura” evidentemente non gradita dallo stesso giocatore, che ha lasciato il campo visibilmente amareggiato e stizzito.
Una sconfitta che fa ancora più male, perché, anche in virtù dell’eliminazione della Juventus dalla Champions League, sancisce l’uscita del calcio italiano da tutte le coppe continentali. Un grave depotenziamento per un movimento che proprio fa fatica ad emergere al di fuori dei propri confini, e che da fin troppi anni – quasi un decennio – non riesce più ad affermarsi in Europa.
Ha di che rallegrarsi, invece, il calcio inglese, con due semifinaliste in Europa League (Chelsea e lo stesso Arsenal) ed altre due in Champions League (Tottenham e Liverpool). E con buone probabilità di vittoria, peraltro: in particolare nella seconda competizione del continente, è facile immaginare ad una finale tutta britannica.