Francesco Totti e la sua Roma si separano, stavolta per sempre. Il microcosmo giallorosso, dopo aver salutato Daniele De Rossi solamente poche settimane fa, perde anche il suo simbolo più scintillante, l’emblema stesso del romanismo. Un vero e proprio colpo per un universo che ha sempre vissuto delle proprie bandiere e dei propri miti, nel bene e nel male. Un divorzio burrascoso, pressoché inevitabile e che, in qualche modo, conclude un capitolo che era iniziato due anni fa.
Era soltanto il 28 maggio 2017, infatti, che Francesco Totti calcava per l’ultima volta i campi di gioco, in una lunga e scintillante carriera spesa interamente nella capitale. L’addio era stato toccante, all’interno di uno stadio colmo di tifosi commossi per il capitano di mille battaglie. Per “er pupone”, tuttavia, la vita a Roma sembrava non essere finita lì: appesi gli scarpini al chiodo dopo un quarto di secolo di agonismo, per lui si erano spalancate le porte della dirigenza.
O almeno, così sembrava: sono stati due anni apatici per Totti, avari di soddisfazione personale per uno come lui, investito dal destino stesso a sobbarcarsi di responsabilità. Un addio che si è consumato lentamente, in maniera scientifica, pressoché inevitabile. Tante le bordate riservate dall’ex capitano giallorosso durante la sua conferenza d’addio: da Pallotta a Baldini, rei a suo dire di non aver mantenuto molte promesse e di aver messo il romanismo da parte.