Il mondo del calcio da sempre è fatto di promesse più o meno mantenute: giovani talenti sbocciati fino a diventare campioni, e altri che, invece, ben presto sono appassiti sfiorendo nella mediocrità. Il caso di Giuseppe Rossi, tuttavia, si colloca in un campo ben diverso, quello della sfortuna. “Pepito”, questo l’affettuoso nomignolo affibbiatogli per le analogie ad un altro grande, storico Rossi (il “Pablito” che trascinò l’ Italia alla vittoria dei Mondiali di Spagna 1982), di potenzialità ne aveva da vendere. Tutte stritolate da una sfortuna che verrebbe da definire sfacciata, capace di stroncarne ne abilità tramite una serie interminabile di infortuni.
A quasi 33 anni (li compirà ufficialmente il prossimo 1 febbraio), Giuseppe Rossi appare come un giocatore praticamente finito. Persino la sua ultima parentesi al Genoa, pur non essendo stata contaminata dai soliti guai fisici, ha riservato problemi ancor più beffardi: un’accusa di doping, poi rientrata al termine del processo. E adesso, con un passato di scarsa integrità fisica, e un’età che lascia presagire che il meglio sia rimasto alle spalle, trovare una sistemazione appare complicatissimo. Il giocatore, in una recente intervista, ha espresso il desiderio di tornare a giocare a calcio, prima di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo. Rimane da capire, tuttavia, se ci saranno ancora club disposti ad investire su una simile scommessa.